Dialetto (già lingua) siciliano: storia delle influenze linguistiche

Per dialètto si intende parlata propria di un ambiente geografico e culturale ristretto (come la regione): contrapposta ad un sistema linguistico simile per sviluppo e per radice, ma che, per diverse ragioni politiche, letterarie, ecc., si è imposto come lingua letteraria e ufficiale.

Il siciliano (nome nativo siculu o sicilianu) è una lingua parlata in Sicilia e nell'estremità meridionale dell'Italia (Calabria centro-meridionale e nel Salento), appartenente alla famiglia delle lingue romanze.
I filologi, descrivono la lingua Siciliana come "abbastanza distinto dall'italiano tipico tanto da poter essere considerato un idioma separato".

Il siciliano è parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia, nel Salento e in Calabria nella zona centro-meridionale.
La lingua siciliana si deve ritenere una Lingua Regionale o minoritaria ai sensi della "Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie",(approvata nel 1992) che all'Art. 1 afferma che per "lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue ... che non sono dialetti della lingua ufficiale dello stato".

Storia
Della lingua siciliana si hanno notizie fin dal 1230, quando alla corte di Federico II, monarca del regno svevo proclamato imperatore nel 1220 - inizio a coltivare l'arte della poesia volgare.
La poesia siciliana viene citata anche da Dante Alighieri nella sua opera "De vulgari eloquentia" definì tutta la produzione poetica siciliana col nome di "scuola siciliana".

Tra i più famosi poeti di lingua siciliana troviamo Cielo D'Alcamo, colto giullare di cui si hanno poche notizie, che scrisse la celebre composizione "Rosa fresca aulentissima", ritenuto l'inventore del "sonetto".

Dante attribuisce a Giacomo da Lentini il ruolo di caposcuola della lirica siciliana dato che nei suoi componimenti erano presenti tutti gli stili letterari siciliani fino ad allora usati: canzonetta, sonetto e canzone.
Dopo la morte di Federico II e di suo figlio Manfredi, la scuola siciliana finisce, portando le sue novità e i suoi stili al nord Italia, specialmente in Toscana dove si venne a formare una corrente di poeti, i poeti siculo-toscani, che in seguito avrebbe dato origine al dolce stil novo e alla lingua italiana che si affermò come lingua del popolo italiano, mentre il siciliano fu abbassato di ruolo di semplice dialetto regionale.

Dopo l’unità d’Italia il dialetto siciliano è salito nuovamente alla ribalta grazie ad autori come Pirandello, Verga, Capuana, fino a Andrea Camilleri.

In Sicilia esistono variazioni della lingua che varia da territorio a territorio.
Queste variazioni sono attribuibili più al suono che al vocabolo stesso, alcuni esempio:
Vocabolo                   Agrigento                Canicatti
Mia Sorella                 Me Soru                Ma Sueru
Ragazzo                      Picciottu                 Picciuettu

Le differenze che si possono notare nel lessico derivano quasi elusivamente dalla presenza del greco e dell’arabo, mentre il lessico latino presenta in tutta l’Isola una grande uniformità che non troviamo in altre regioni d’Italia.
Le lingue sono state sempre influenzate dalle varie dominazioni, in Sicilia,abbiamo una forte stratificazione, dove in ogni strato rappresenta un’occupazione che ha lasciato delle influenza sulla lingua parlata.
In Antichità, come affermava Apuleio (scrittore siciliano) del II secolo d.C., definisce  i siciliani trilingue, (parlavano tre lingue), il Punico il Greco,ed il Latino.
Successivamente abbiamo l’occupazione Araba, e poi si aggiunge anche l’arrivo dei Normanni che parlavano in francese.
Con la fine della dinastia Normanna il regno di Sicilia passo agli Svevi e Federico II,  aggiunse parole tedesche al vocabolario siciliano.

Federico II cerco di togliere l’influenza culturale e linguistica della religione Islamica che si era a suo tempo diffusa nell’isola, cominciò un programma di rivitalizzazione della lingua Latina per tutta la Sicilia e la bassa Italia.
Per questa motivo la lingua siciliana perse le forme del Latino antico e acquisì quelle del latino ecclesiastico che risultava più giovane, rendendo la lingua siciliana più elegante e molto piacevole come suono.
Il processo di latinizzazione, cominciato da Federico II, durò fino al secolo XIV, poiché un’altra dinastia, quella Aragonese era venuta in Sicilia, portando un ulteriore strato quello spagnolo.
Nel 1860 avviene l’unificazione d’Italia e l’imposizione della lingua Italiana ai Siciliani.