Musica in Sicilia : canti popolari, manifestizioni musicali, novene (tradizione musicale)

Il canto popolare siciliano è nato della tradizione orale e dal canto spontaneo che si è mescolato con la poesia popolare sorta in Sicilia e trasmessa oralmente. Il popolo ha creato una melodia propria sulla quale adatta la poesia trasmessa dai padri, la lingua parlata che sa fondersi perfettamente con la forma ritmica della sua musica, una canto che sicuramente la Sicilia ha prodotto, assorbendo e apprendendo nei secoli da vari popoli che ne hanno occupato il suolo e facendone sue le espressioni artistiche estranee con le quali e’ venuta in contatto.


Nella Sicilia si sono succedute tante civiltà dalle tipiche manifestazioni musicali; il popolo siciliano, ascoltò il nomos greco, il maqam arabo, l’inno bizantino, la canzone cortese dei Trovatori, fino all’sfarzosa polifonia cinque-secentesca, un insieme di stili e di generi da cui è arduo rintracciare l’inizio della musica popolare siciliana.
Il canto che nasceva da rustici poeti di villaggi e paesi sconosciuti, diventava il canto di tutti; il popolo premiava le loro qualità col tramandare questa melodia, con il conoscere, col passarla di bocca in bocca da questo a quel paese.
Col tempo si andava modificando, acquisiva il colore locale, si formavano le varianti.
Spesso accadeva che alcuni canti si espandevano oltre i confini dell’isola assumendo altre forme dialettali, divenendo canti toscani, lombardi.


Da segnalare la tradizione musicale del Natale in Sicilia, dove le Novene rappresentano in Sicilia non solo religiosità ma anche l’occasione per stare insieme nelle chiese e nelle piazze


Le Novene di Natale è un canto narrativo frazionato in 9 parti che narrano le vicende della natività sono eseguite per le 9 sere che precedono il Natale, ad opera di un gruppo di musicanti che suonano di fronte ad edicole sacre decorate con frutta, asparago ed alloro eseguendo un vario repertorio delegato da devoti che alla fine offriranno bevande e cibo a loro ed ai presenti; In diversi borghi e paesi, vengono accesi dei falò per "quadiari lu Bammineddu".


A Monreale, diverse coppie di zampognari (ciaramiddari) si mostrano la mattina e alla sera, dall’Immacolata all’Epifania con la zampogna " a chiave", o a Licata con quella "a paio" con l’ accompagnamento ritmico del cimmulu (cerchietto) munito di sonagli e piattini.
"Lu caminu di San Giuseppi" è un lungo testo in quartine di ottonari che narra le vicende evangeliche della nascita di Gesù di cui fu autore un monaco di Monreale
. Dal suo "Viaggio dulurusu di Maria Santissima e "lu Patriarca San Giuseppi in Betlemmi", nacquero nei secoli molte variazioni, diversi brani simili, con diverse combinazioni strumentali e vocali.


Un’altra interessante novena è attribuita a Giacomo D’Orsa, celebre poeta popolare dei primi anni del Settecento, dal titolo "Curteggiu di li pasturi a lu Santu Bambinu Gesù, la ninna di la Gluriusa Virgini Maria"; da queste discendono le numerose varianti riproposte ancora oggi.
Il Pitrè testimonia di novene di Natale, eseguite con diversi strumenti: friscalettu, scacciapensieri, violino, flauto e contrabbasso. Alla fine dei canti, i cantanti ricevevano il compenso. "Fari u firriatu" cioè offrire ai suonatori ed ai presenti, vino, ceci, uva passa.
"E’ nasciutu u Bammineddu: datici lu carrineddu!", o "la nuvena è terminata, datici li cucciddata".

Il contenuto delle Novene, i personaggi trovano punto di partenza molto spesso, dai Vangeli apocrifi tramandati nel tempo per via orale.

Ci sono anche i canti di lavoro, nata nei campi, o nelle piazze cittadine, era correlata al ciclo dell’anno e del lavoro: pescatori, contadini, fornai, carrettieri, vanniatori, artigiani, vantavano un abbondante produzione di canti attinenti al loro mestiere. I canti del lavoro scaturivano spontaneamente dal bisogno di dover coordinare i lavori di gruppo;
Gli antichi mestieri tradizionali come la battitura del gesso e del frumento, avvenivano con movimenti di percussione, o di trazione in ambito marinaro, con le vele, la pesca.
I movimenti ed i ritmi di questi mestieri, creavano semplicemente un accompagnamento vocale che scaturiva dai gesti e dai ritmi tipici di quei lavori.


I canti di dolore invece venivano effettuati con o senza accompagnamento musicale; un esempio sono i canti della vicaria, riferiscono lo strazio dei condannati, con la piena degli affetti che invade, col sentimento della libertà ormai perduta; la disperazione per il dolore della vita in lotta con la morte.

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